2480X3508 a 300 dpi, più o meno 8 megapixel.
E detto questo potrei anche chiudere qui, ma mi va di essere più chiaro.
2480×3508 è la risoluzione che devo avere per poter stampare un A4 con le moderne tecnologie di stampa; vogliamo tenere conto di eventuali tagli? Facciamo 12 megapixel.
La moderna tecnologia permette di avere sensori ben oltre questo valore: sul sito Canon credo che la reflex base abbia almeno 18 megapixel, supportando abbondantemente il formato A4 preso a riferimento.
Ma il punto non è questo: l’aspetto che più mi preoccupa è che la percezione di cosa è utile e cosa è inutile, stia irrimediabilmente cambiando nei fruitori di fotografia, professionisti e non. Il supporto a questo cambiamento sta arrivando soprattutto dalle case produttrici: Nikon, Canon, Fuji, Sony e tutte le altre case, basano le campagne marketing su aspetti tecnici, pressoché inutili alla realizzazione di una buona fotografia.
“Grazie ai 24 MPx del nostro sensore, realizzerai fotografie eccezionali che potrai immediatamente condividere grazie al wifi integrato” oppure” Date vita alle ambizioni. Qualità dell’immagine dell’amiraglia xxx”. Sono alcuni dei messaggi che tutti noi possiamo leggere sui siti di riferimento delle maggior case produttrici di materiali fotografici, dove è evidente che l’aspetto tecnologico debba essere il punto di riferimento per ottenere delle immagini fotografiche eccezionali.
Un po’ come dire che il vecchio buon Ansel Adams era un trafficone con le sue pellicole e il suo sistema zonale. Non trovate?
Se in effetti mi basta spendere sui mille euro per avere il meglio della tecnologia e diventare un fotografo migliore di quando avevo una camera a pellicola senza alcun automatismo, perché non spendere cinquantamila euro per un dorso e diventare un fotografo di fama internazionale? Trovate sia un pensiero esagerato e dozzinale? Si è vero, ma perché allora ci facciamo sempre convincere che l’ultimo corpo uscito ci renderà più bravi di quanto lo eravamo prima?
Il punto della questione è che vedo sempre meno persone disposte ad un investimento culturale e formativo e più predisposte ad una spesa per un corpo od un’ottica di recente uscita. Credo in parte dovuto alle campagne di marketing, in parte alla mancanza di tempo o volontà di investirne. Ed ecco spiegato il boom dei corsi online a pochi euro, facili da seguire e poco impegnativi, per lo più ovvi e scontati, con didattiche dozzinali e nessuna volontà formativa. Pura speculazione in effetti.
Altra domanda: quanti di noi stampano ancora qualcosa? Quante aziende stampano ancora i cataloghi?
Di quelle per cui lavoro, molto poche. Dove vanno perciò a finire queste foto che scattiamo con questi magnificenti corpi fotografici? Per lo più negli hard disk, al massimo in qualche social dove è richiesta una risoluzione veramente bassa. Insomma le nostre fotografie saranno viste su un monitor se va bene, altrimenti dopo averle visionate sull lcd della camera ed archiviate, ce ne dimenticheremo allegramente. Con buona pace dei produttori che brinderanno ad un proficuo anno di ebeti fotografici.