UN FOTOGRAFO, UNA MODELLA ED UNO STILISTA TRA LA MERDA D’ ELEFANTE.
QUANDO TRE GRANDI PROFESSIONISTI SI RIUNISCONO TRA IL LETAME E TIRANO FUORI UNA GRANDE OPERA
Avevano deciso per il circo di Parigi. Era il 1955 e l’alta moda stava prendendo una strada ben precisa ed autonoma.
“Porca zozza, ma Vogue non aveva un altro posto dove mandarmi?”
Richard Avedon stava pulendo la suola della scarpa sulla paglia per l’ennesima volta, il pavimento era disseminato di merda d’elefante ed era un’utopia riuscire a tenerne fuori tutta l’attrezzatura.
Dovima guardava preoccupata il set di Richard, mentre lui imprecava con il banco ottico. Già si figurava dove mettere i piedi, rivangando i ricordi del gioco della campana. Ma sapeva già che prima o poi ci sarebbe finita dentro.
Era una delle modelle più pagate e più conosciute di Vogue, probabilmente la prima top model ad essere chiamata tale. Un po’ era il nome nato usando le iniziali del suo vero Dorothy Virginia Margaret Juba, un po’ la sua raffinata bellezza, adatta ad interpretare gli scatti di Avedon.
Nel frattempo l’assistente di Dior, stava preparando il suo primo abito. Finalmente poteva dimostrare alla maison che era all’altezza del compito.
L’abito disegnato da lui era la prima occasione che Dior stesso gli stava concedendo facendolo indossare in un servizio per Vogue. Lui lo sapeva, sarebbe prima o poi diventato qualcuno, tutti prima o poi avrebbero conosciuto il nome di Yves Saint Laurent!
Merda, terra, paglia mista a sabbia e piscio d’elefante. E gente indaffarata tutta al servizio di tre persone.
Avedon voleva scattare. Gli elefanti erano irrequieti e non era il caso di tirarla troppo per le lunghe.
“Dovi, per favore puoi stare più vicina agli elefanti? Voglio che non siano troppo sfocati e che si veda la pelle grinzosa”
“Senti Richard, pelle o no, non ci tengo ad essere schiacciata, quindi fai in maniera di fare alla svelta!”
“Yves, per favore, non c’è maniera di far svolazzare di più quel nastro? non c’è un ventilatore?”
“Mi spiace Richard, non lo abbiamo e poi Dior lo vuole più cadente e più statico”.
Dovima era terrorizzata, gli elefanti erano legati con una catena che se solo avessero voluto, si sarebbe potuta spezzare come un filo di cotone.
Avedon caricava gli chassis uno dietro l’altro e continuava a suggerire come far muovere gli elefanti al domatore del circo di Parigi.
“Dovima, puoi tenere la testa più indietro? ecco così, tocca l’elefante, non temere. Fuori un po’ quel piede. Yves sistema un po’ il nastro. Ecco”
La storia della fotografia di moda era fatta.